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sguardi disvelati

Ritrattare



Questo progetto nasce dall’incontro tra diverse figure professionali: un fotografo, una educatrice professionale e una arteterapeuta, legati tra loro non solo da una salda amicizia, ma anche dal profondo desiderio di raccontare l’animo umano, ciascuno con la propria espressività, il proprio linguaggio e la propria competenza specifica.

In ospizio, luogo pubblico e privato, luogo di “emarginazione” e di comunità, luogo di vita e di morte, si incontrano anziani residenti in un contesto privo di ricordi e di memorie affettive, dove nessuno li conosce e conosce la loro storia: per loro il racconto di sé diviene “ancoraggio”, diventa desiderio di esserci, di scoprirsi ancora capaci di tornare ad essere protagonisti, anche se solo per lo spazio di uno scatto o per il tempo di un racconto.

Dall’hinc et nunc dello scatto fotografico, al racconto di una vita, un percorso tortuoso, complicato, fatto di sorrisi, di gesti timidi e silenziosi, di occhi che si inumidiscono, di mani che gesticolano e di pennelli che si impugnano, perché non sempre le parole si rivelano sufficienti. Sì un ritratto, quello posato, quello raccolto dal fotografo, un autoritratto quello impresso su un foglio, per ritrattare una storia intera, nella libertà di essere cio’ che si desidera, nell’autenticità di una lacrima o nella bugia compiaciuta di occhi che si abbassano….ritrattare, ritrattarsi per disvelare, per disvelarsi prima di tutto a sé stessi, e poi anche agli altri.
Trovare le parole per tornare a sé allora si rivela chiaramente un percorso “per fare anima”.

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